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Dove sta il trucco?

La risposta a questa domanda è semplice: non c’è nessun trucco!

Molti sono assuefatti a filosofie commerciali che “mungono” il cliente, chiedendo magari fior di milioni per un prodotto “blindato” e per i suoi accessori. La mentalità del “tanto più costa e tanto più il produttore è geloso del suo prodotto, tanto migliore dev’essere il prodotto stesso” è radicata nella mente di moltissime persone. I mondi del freeware e dell’Open Source, ovvero del software distribuito completo del codice sorgente, si muovono su binari radicalmente diversi, ma non per questo meno validi.

In primo luogo, abitualmente si sente dire che se un prodotto è gratuito non può competere con prodotti commerciali. Falso. Pensate alle cooperative, oppure al volontariato: un universo di servizi spesso di altissima qualità forniti senza scopo di lucro.

Quando si crea una comunità di migliaia di persone che sviluppa e supporta appassionatamente un prodotto gratuito, quel prodotto può eguagliare o addirittura superare quelli sostenuti da singole aziende, dove oltretutto chi sviluppa non è mosso principalmente dalla passione.

Un prodotto chiuso e costoso rende molto di più alla vendita, ovviamente, ma richiede enormi investimenti in termini di sviluppo e aggiornamento, investimenti che crescono esponenzialmente al crescere della complessità del prodotto stesso. Un prodotto Open Source abbatte questi costi beneficiando del contributo di moltissimi utenti avanzati, che scoprono e spesso risolvono bug e magari mettono a disposizione addirittura miglioramenti significativi, dopo averli sviluppati per proprie esigenze. Il produttore può offrire il proprio software in forma aperta e a basso costo, ricevendo qualcosa di estremamente prezioso in cambio. Può continuare a fare ricchi affari sul supporto ufficiale e sulla fornitura di soluzioni “chiavi in mano”, ad esempio.

Esempi di grandi aziende che hanno abbracciato queste filosofie o che le stanno abbracciando comprendono colossi storici del calibro di Sun, con Solaris, o outsider come Redhat, con la sua notissima distribuzione Linux.

Parlando di supporto, i prodotti freeware come FreeBSD lo forniscono attraverso l’impegno di volontari, nella stessa maniera in cui vengono sviluppati. Questo sito e le mailing list del GUFI ne sono l’immediato esempio. Tale supporto è sovente di buona qualità; molto migliore di quello che si potrebbe immaginare dall’esterno, anche se in genere viene aiutato chi prima di tutto si aiuta da sè, chi ha una mente aperta e voglia di apprendere. Chi non vuole o non può impegnarsi adeguatamente, ha la possibilità di ottenere supporto commerciale da aziende e professionisti. FreeBSD non fa certo eccezione.

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